venerdì 5 febbraio 2010

La storia del biathlon è piuttosto antica e costellata di evoluzioni. Il connubio sci di fondo - tiro a segno con la carabina ha degli antenati di età millenaria: dalla caccia sui manti nevosi e ghiacciati fino a disciplina militare utilizzata sin dal Medioevo. La caratterizzazione guerresca del biathlon (tale denominazione fu ufficializzata negli anni Cinquanta del Novecento, quando tiro e corsa sugli sci vennero divincolati dalle specialità del pentathlon invernale) si è affievolita verso la fine del 1800, e furono organizzate le prime gare sportive militari in Germania e Norvegia.

Una versione leggermente differente dall'attuale Individuale e la gara a pattuglie militari furono i primi format sperimentati. Nel 1924, le Olimpiadi di Chamonix comprendevano nel programma ufficiale la competizione a pattuglie (i 4 componenti di ogni squadra procedono sempre insieme, a differenza della staffetta), che poi restò nell'ambito dei cinque cerchi a titolo dimostrativo.

L'esordio ufficiale della 20 km individuale maschile avvenne nel 1960 a Squaw Valley. Progressivamente nel programma olimpico vennero inserite la staffetta e più tardi la sprint. Il biathlon femminile trovò una collocazione a cinque cerchi solo nel 1992 ad Albertville, proprio l'anno precedente al definitivo distaccamento del biathlon dalla federazione di pentathlon invernale e alla costituzione dell'IBU (International Biathlon Union).

A Vancouver gli ori da assegnare sono addirittura 10, quanti quelli dello sci alpino. Gara individuale, sprint, inseguimento o pursuit, partenza in linea o mass start e staffetta per entrambi i sessi.

Sci di fondo in tecnica libera (è così dagli anni '80) e 5 bersagli ad una distanza di 50 metri da colpire in ogni sessione di tiro, in piedi o a terra. Il diametro del bersaglio è di 4,5 cm nelle sessioni di tiro a terra e di 11,5 cm in quelle in piedi. Queste le specifiche comuni ad ogni format.

L'individuale si snoda su 5 giri di pista inframezzati da 4 poligoni, da affrontare alternativamente a terra e in piedi. Ogni errore al tiro costa un minuto in più sul tempo finale. La gara maschile si svolge su 20 km, quella femminile su 15 e la partenza degli atleti è ad intervalli di 30 secondi.

La sprint, come sottolinea il nome, è più veloce. Tre giri di pista e due soli poligoni, il primo a terra e il secondo in piedi. Ogni errore al tiro costa un giro di penalità all'interno di un circuito adiacente al poligono. Solitamente il tempo di percorrenza di un giro di penalità si assesta intorno ai 25-30''. Anche qui partenza ad intervalli di 30 secondi, gli uomini corrono su 10 km e le donne su 7,5.

L'inseguimento, o pursuit, è la prosecuzione della gara sprint. Gli atleti partono in relazione all'ordine di arrivo della sprint. Partirà dunque il primo della classifica, e dietro tutti gli altri a seconda del ritardo accumulato fino al 60°. I poligoni sono 4, i primi 2 a terra e i restanti in piedi. Ogni errore vale un giro di penalità. Distanze leggermente superiori, ovvero 12,5 km per i biatleti e 10 per le biatlete. Tale format è probabilmente il più spettacolare, televisivamente parlando, perché pone un confronto diretto tra chi si sta giocando le medaglie.

La partenza in linea, o mass start, è l'ultima arrivata nel panorama di Coppa del Mondo, ed è stata introdotta ai Giochi a Torino 2006. Normalmente vi accedono i primi 30 della classifica di Coppa, mentre ai Giochi 15 posti sono assegnati ai primi 15 di Coppa e i restanti a chi si è meglio comportato nelle gare individuali della manifestazione (la mass start è l'ultima gara individuale del programma in ordine temporale). Gli atleti partono tutti insieme e affrontano 4 poligoni, 2 in terra e 2 in piedi, e ancora ogni errore costa un giro di penalità. 15 km da percorrere per gli uomini, 12,5 per le donne.

Infine la staffetta. Quattro frazioni da 7,5 km per gli uomini e da 6 km per le donne. Ogni frazionista percorre 3 giri di pista e spara 2 volte, prima a terra e poi in piedi. Per "chiudere" i bersagli ogni atleta ha a disposizione i 5 canonici colpi e in più 3 ricariche. Qualora al termine degli 8 spari vi siano ancora bersagli aperti, scatta un giro di penalità per ogni "buco".


IL PASS PER VANCOUVER

Visti disponibili 220 in totale, 113 per gli uomini e 107 per le donne.

Ogni contingente può portare al massimo 12 atleti (6 per sesso), ma può schierarne nella singola gara fino a 4. A livello individuale per essere convocati e schierati ai Giochi è sufficiente aver partecipato negli ultimi 2 anni a gare di Coppa del Mondo o a Campionati Mondiali, oppure aver ottenuto in IBU Cup (l'equivalente della Coppa Europa dello sci alpino) un risultato cronometrico non superiore del 20% alla media dei primi 3 tempi all'arrivo, o ancora un piazzamento nella prima metà della classifica di una gara dei Mondiali Juniores.

L'assegnazione dei posti ad ogni nazione si basa sul ranking relativo, basato sulle prestazioni dei team nelle ultime 2 stagioni. A livello maschile, i primi 5 team possono portare 6 atleti, dal 6° al 20° 5 atleti e infine 1 atleta fino alla 28esima posizione. In ambito femminile, 6 atleti per le prime 5 nazioni, 5 per chi sta tra il 6° e il 15° posto, 4 tra il 16° e il 20°, infine 1 solo per le nazioni comprese tra il 21° e il 27° posto.


GLI ITALIANI IN GARA


L'Italia ha potuto portare in Canada 5 biatleti e 5 biatlete. La squadra maschile è composta da Mattia Cola, Christian De Lorenzi, Lukas Hofer, Renè Laurent Vuillermoz e Markus Windisch, quella femminile da Roberta Fiandino, Katya Haller, Karin Oberhofer, Christa Perathoner e Michela Ponza.

Se le possibilità di medaglia fossero direttamente proporzionali ai risultati nella Coppa del Mondo 2009/2010, l'Italia non avrebbe alcuna speranza. E concretamente non si vede chi e come potrebbe rivaleggiare con i più forti: gli uomini sono piuttosto veloci sugli sci ma poco precisi al tiro, le donne al contrario hanno alte percentuali al poligono ma sulla neve non riescono a tenere un ritmo perlomeno decoroso. In termini teorici, sono Lukas Hofer e Michela Ponza gli unici da cui potersi aspettare un risultato di rilievo. Il primo, classe 1989 e bicampione mondiale juniores 2009, è veloce sugli sci ma ancora non possiede una tecnica di tiro stabile ed affidabile. Se riuscisse ad infilare un 10/10 nella sprint, potrebbe dire la sua per una posizione nella top ten. Michela Ponza invece è una delle tiratrici più precise dell'intero circuito e quando è supportata da una condizione fisica ottimale è in grado di reggere il confronto sugli sci stretti. Sette podi in carriera, quest'anno è ferma al 6° posto nell'individuale di Anterselva e all'8° nello stesso format a Oestersund. Proprio l'individuale è il format che più le se addice, o che più può avvicinarla alle leader della disciplina: 0 errori su 4 poligoni in una gara dalle tante sbavature la possono condurre in prossimità della zona medaglie.

Gli altri non dovrebbero essere capaci di un exploit tale da catapultarli sul podio olimpico. Metteremmo in secondo piano Christian De Lorenzi e Katja Haller, dietro tutti gli altri (peraltro Fiandino e Perathoner non hanno conquistato punti di Coppa del Mondo).

LA LOTTA PER LE MEDAGLIE GARA PER GARA

Gare maschili

In linea di massima, vince chi spara bene e viaggia veloce sugli sci. Atleti del calibro di Ole Einar Bjorndalen, autentica leggenda vivente dall'alto dei 5 ori olimpici (4 dei quali a Salt Lake City) e delle 92 vittorie in carriera che ne fanno il più vincente della storia degli sport invernali, Emil Hegle Svendsen e Christoph Sumann possono salire sul podio in qualsiasi format. E' vero che storicamente l'individuale, in virtù del fardello del minuto di penalità ad ogni errore, si apre ad inserimenti di atleti di seconda fascia, ma non si possono non considerare favoriti i soliti noti.

La Norvegia è indubbiamente la nazione con più frecce al proprio arco. Oltre ai due sopracitati, il cui duello è tra gli aspetti più interessanti della manifestazione olimpica, il paese nordico può contare su atleti che nella gara secca possono centrare il podio. In ordine di anzianità Tariej Bo, Alexander Os, Lars Berger e Halvard Hanevold.

Poi c'è l'Austra di Sumann ma anche di Simon Eder e Dominik Landertinger, due che se fusi costituirebbero il biatleta perfetto: tiratore rapido e d'alte percentuali il primo, motoslitta sugli sci il secondo. La Russia, flagellata da continui casi di doping qui e in altre discipline, ha scovato due punti fermi che possano subentrare nel caso in cui i veterani Tcherezov e Tchoudov dovessero fallire: Evgeny Ustyugov si giocherà a marzo la Coppa del Mondo, Anton Shipulin, 22enne dominatore da Juniores e finalmente esploso anche nel circuito senior, ha recentemente colto i migliori risultati in carriera.

I fratelli Fourcade costituiscono una minaccia per tutti: l'oro di Vincent Defrasne a Torino 2006 nell'inseguimento potrebbe avere un erede di pari valore a Vancouver. Simon, il maggiore, e Martin, il più piccolo, sono stabilmente tra i primi 7-10 di Coppa.

Menzione anche per Tim Burke, statunitense favoloso nelle prime tappe stagionali e in leggero calo di recente, e i tedeschi Arnd Peiffer e Michael Greis, quest'ultimo reduce da un incredibile tris di ori (individuale, mass start e staffetta) in quel di Cesana-San Sicario. In quell'occasione l'ultimo oro, quello della sprint, fu di un altro tedesco ora ritirato, ovvero Sven Fischer.

Nella staffetta, tre nazioni sono un gradino sopra le altre. Norvegia, Austria e Russia dovranno fare i conti proprio con Francia e Germania.

Gare femminili


Ancor più che in ambito maschile, le atlete che vanno forte in Coppa del Mondo vanno forte dovunque. Anche perché alcune delle più brave tiratrici, che sapevano ottenere risultati quando indovinavano poligoni perfetti, sono migliorate sugli sci stretti e restano stabilmente tra le prime. È in assoluto il caso della svedese Helena Jonsson, detentrice della sfera di cristallo e in prima posizione provvisoria nella classifica generale della stagione in corso. Lei cecchina lo è sempre stata, ora ha acquisito una marcia in più nel fondo e per le altre è dura starle dietro. Ci proverà la sua compagna di squadra Anna Carin Olofsson. Alla sua terza olimpiade (la prima a Salt Lake City la visse da fondista), la mamma svedese è tornata ad altissimi livelli quest’anno e tenterà di doppiare l’oro che conquistò a Torino nella mass start.

Nel 2006 la Germania vinse solo un oro, con Kati Wilhelm nell’inseguimento. A Vancouver si ripresenta con la stessa Wilhelm, Andrea Henkel, Martina Beck (Glagow), tutte presenti 4 anni fa e ancora – soprattutto le prime due – in grado di piazzare l’acuto. In più ci aggiunge Simone Hauswald e soprattutto Magdalena Neuner. La giovane campionessa di Wallgau, classe 1987, è al primo appuntamento olimpico ma ha alle spalle ben 6 titoli iridati e copiose vittorie in Coppa del Mondo. Spesso soffre di fastidiosi problemi di salute, ma a quanto pare si presenta in Canada con la forma dei giorni migliori e non è azzardato pronosticarla su più podi. Il limite di 4 atlete schierabili per gara complicherà il ruolo di Frank Ullrich, commissario tecnico campione olimpico a Lake Placid nel 1990.

La terza potenza, vagamente sottotono, è la Russia. Svetlana Sleptsova in giornata sì è imprendibile (vedi tappa di Pokljuka di quest’anno), il problema è che le giornate sì in una stagione non sono molte. Con lei altre due esordienti, ovvero Anna Boulygina e Iana Romanova, e tre atlete che vantano già un oro olimpico in carriera. Olga Zaitseva e Anna Bogalyi fecero parte della staffetta dorata di Torino, Olga Medvedtseva vinse l’inseguimento a Salt Lake City. La staffetta è ancora molto forte, a livello individuale le crediamo un gradino sotto le altre. Però si sa che le russe in queste occasioni si preparano a puntino.

Altre atlete che possono agguantare un metallo prezioso sono la bielorussa Daria Domracheva, vuoti mentali permettendo (per due anni consecutivi ad Oberhof ha buttato alle ortiche la possibile prima vittoria di Coppa, nel 2009 sparando in piedi dalla piazzola numero 1 durante una sessione a terra, nel 2010 indirizzando la carabina sempre dalla piazzola numero 1 al bersaglio sbagliato), le norvegesi Tora Berger e Ann Kristin Flatland, quest’ultima recentemente apparsa in ottima vena, e la finlandese Kaisa Makarainen. Lecito attendersi qualcosa anche dalle francesi, chiamate a dar seguito all’oro di Florence Baverel nella sprint di Cesana: Sandrine Bailly non è al top, ma tra lei e Marie Laure Brunet qualcosa di buono può uscire. Ritirata la Baverel, ritirata Svetlana Ishmouratova, che vinse l’individuale. L’eredità è a portata di mano.


Daniele Todisco

Nessun commento:

Posta un commento

Stats