giovedì 4 febbraio 2010

Tra le discipline più imprevedibili e spettacolari del mondo degli sport invernali, lo short track vive di un'incertezza sottile quanto le lamine che tengono instabilmente uniti pattinatori e ghiaccio.
Stretto discendente da quello che fu il pattinaggio mass start- olimpico a Lake Placid '32- la leggenda vuole che lo short track sulla distanza attuale di 111,12 metri per giro nasca in Italia in virtù della quasi totale assenza di piste sulla distanza più lunga, quei 400 metri che sono del pattinaggio di velocità.

Dimostrativo a Calgary '88, lo short track trova una sua collocazione olimpica ad Albertville '92 dove vengono disputate le gare sulla distanza di 1000 metri, oltre alle staffette (5000 metri per gli uomini, 3000 per le donne). Due anni più tardi verranno aggiunte le gare sui 500 metri, mentre a Salt Lake 2002 il programma diviene completo con l'inserimento dei 1500.

Forte è la tradizione dell'est, con Korea e Cina a far da padroni nel circuito di coppa. Non da meno sono Stati Uniti e Canada. Ma, in barba a mostri sacri quali Apolo Anton Ohno e Ahn Hyun-Son, vero mito vivente ed emblema della disciplina è Steven Bradbury. Atleta dalle grandi promesse, il platinato Australiano classe '73 guida giovanissimo la sua staffetta all'oro iridato nei mondiali casalinghi del '91. Tre anni dopo, sempre con la staffetta, sale sul terzo gradino del podio olimpico di Lillehammer- in una gara di cui torneremo presto a parlare. Una carriera che sembra destinata a sbocciare quella di Steven, ma la sorte ci mette lo zampino ed in un gara di coppa del mondo in un incidente con il nostro Mirko Vuillermin- anche di lui torneremo a parlare- l'Australiano si vede recisa l'arteria femorale: quattro litri di sangue persi in pochi minuti, la morte in faccia e la fine dei sogni di gloria, almeno apparentemente; perché sebbene bendata, la sorte sembra non dimenticare Bradbury... Giochi olimpici di Salt Lake City- è il 2002- un non più giovanissimo Australiano dai capelli biondo oro si presente con scarse ambizioni alle batterie dei 500 metri. L'impresa sembra ardua con l'idolo di casa Ohno ed il tri-campione olimpico Marc Gagnon. Nella solita tonnara è il Canadese a commettere qualche scorrettezza di troppo, squalifica per lui e ripescaggio per Steven giunto terzo. In semifinale le difficoltà crescono, e con esse le fatalità che portano Bradbury in finale: due cadute ed altrettante squalifiche per irregolarità. Il sogno Aussie sembra destinato ad interrompersi: troppo forti i rivali dell'affollata finale a cinque. Ma il debito di Steven con la sorte non è di poco conto e in un amen, all'ultima curva, vengono giù tutti tranne lui- staccatissimo; un incredulo Bradbury può alzare le braccia al cielo: è oro! Storia bizzarra, tra le più bizzarre della storia dei giochi verosimilmente, in grado di farne un fenomeno su scala mondiale, ed in grado di diffondere le immagini di questo sport più di quanto il normale corso delle competizioni non fosse riuscito fino ad allora.

I puntini sospensivi sulla finale di Lillehammer ci consento di raccontare di quella che è stata l'unica vittoria olimpica dello short track azzurro, targata Cattani, Herrnhoff, Carnino, Fagone e Vuillermin, quest'ultimo in grado di vincere in quell'occasione anche l'unica- storica- medaglia individuale: un argento nei 500. Ma, in questo caso, la sorte ha presentato il conto ai nostri alfieri: proprio Mirko Vuillermin ed Orazio Fagone furono coinvolti in due distinti incidenti motociclistici nella primavera del '97 che interruppero le loro carriere, almeno quelle da pattinatori. Fagone infatti ha saputo voltare pagina e ripartire da quell'incidente che gli è costato la capacità di camminare divenendo nazionale paralimpico di Sledge Hockey. Nella storia azzurra dello short track trova ampie pagine anche il torinese Fabio Carta al vertice della disciplina a cavallo tra i due millenni, nel suo cassetto trovano spazio ben 9 medaglie iridate individuali ma solo una olimpica, l'argento in staffetta nel 2002. Il presente è Arianna Fontana, sondriana classe '90, in grado di divenire la più giovane medagliata “invernale” guidando- sedicenne- la staffetta femminile al bronzo di Torino.

A Vancouver le gare di short track saranno ospitate dal Pacific Coliseum, palaghiaccio di fine anni '60 che ricorda nella forma il ben più noto Anfiteatro Flavio. La casa dei Giants di Vancouver è in grado di ospitare fino a quasi 17000 spettatori, numeri che la dicono lunga sul seguito di questo sport in terra canadese.

IL PASS PER VANCOUVER

Un ranking basato sui risultati delle due tappe Nord-Americane della coppa del Mondo 2009-10 ha decretato l'attribuzione delle 113 carte olimpiche: 57 le donne, un'unità in meno gli uomini. Ai giochi i migliori 32 delle gare sui 500 e 1000 metri, i migliori 36 nei 1500 ed 8 staffette. Limite di 3 atleti in ogni gara per i comitati olimpici, e di 5 atleti totali per sesso.
Dalle gare di Montreal (CAN) e Turcotte (USA), è uscita con le tasche piene, cioè con 18 pass individuali ed entrambe le staffette qualificate, soltanto la nazionale cinese. Tra le donne en plein anche per le padrone di casa, tra gli uomini ranghi completi anche per Statunitensi, Koreani ed Italiani. A queste cinque nazioni, in grado di qualificare entrambe le staffette, si aggiungeranno Ungheria, Olanda e Giappone tra le donne; Germania, Francia e Gran Bretagna tra gli uomini. Completamente tagliato fuori il continente africano.

GLI ITALIANI IN GARA


La qualificazione di entrambe le staffette, permetterà al Team Italia di portare in Canada dieci pattinatori. Pesante è la rappresentativa della scuola Sondriana, che porterà a Vancouver ben sette esponenti.

Tra le donne, dove potremo schierare tre atlete solo nei 500 metri, la sola Arianna Fontana prenderà parte a tutte le gare. Cecilia Maffei sarà al via dei 500 e dei 1500. Una gara a testa per Katia Zini (500) e Martina Valcepina(1000). In ottica staffetta la convocazione di Lucia Peretti, preferita a Elena Viviani. Tra gli uomini saranno Nicola Rodigari e Yuri Confortola a sostenere tutte e tre le fatiche individuali, due gli impegni per l'Italo-Canadese Nicolas Bean che- nei 1500- lascerà spazio a Roberto Serra. Quinta pedina della staffetta sarà Claudio Rinaldi.

Non troppe le ambizioni di medaglia del team azzurro, su tutte quelle nelle due staffette in cui, per salire sul podio, ci vorrà una certa dose di fortuna e qualche errore altrui. A livello individuale, sembra avere speranze da medaglia la sola Arianna Fontana: la sua gara sono i 500, ma i risultati migliori di stagione son arrivati dai 1500. In campo maschile la stagione di coppa aveva parlato a favore di Yuri Confortola, ma i recenti Europei di Dresda hanno evidenziato il grande stato di forma di Nicola Rodigari, per entrambi però il podio sembra tabù.

LA LOTTA PER LE MEDAGLIE

Gare Femminili


500- Atleta da battere sarà senza ombra di dubbio la Cinese Wang Meng che in questa distanza vince la coppetta di specialità ininterrottamente dal 2005. Campionessa olimpica e mondiale in carica, quest'anno ha centrato uno storico en plein: quattro su quattro nelle gare di coppa. Se non sbaglierà l'oro non dovrebbe scapparle.
In seconda battuta ancora Cina, con Nannan Zhao, e tanto Canada: su tutte Kalyna Roberge, brillantissima nella tappa casalinga ed a Turcotte, ma anche Marianne St-Jelais e Jessica Gregg
A Torino- Wang Meng bruciò la decaduta Bulgara Evgenia Radanova e la Canadese Leblanc-Boucher.

1000- Il copione potrebbe essere lo stesso: la Wang è favorita, ma meno che nella mezza distanza. In coppa quattro vincitori diversi: Katherine Reutter in Cina, Yang Zhou in Canada, la Wang a Tourcotte, oltre alla sorprendente Ha-Ri Cho in Korea, ma quest'ultima ha poi fallito la qualifica olimpica. Da non sottovalutare anche l'altra Koreana Eun-Byul Lee, classe '91, atleta più minuta del circus con i sui 152 cm.
A Torino- titolo alla Korea con Sun-Yu Jin, atleta già inghiottita dal gorgo della squadra asiatico, alle sue spalle Meng Wang. Bronzo a Yang Yang A, dove la A sta per agosto, suo mese di nascita, in un formalismo necessario a distinguerla dalla settembrina Yang Yang S.

1500- Ancora Cina, questa volta con Yang Zhou, anche lei appena 18enne, definita la Cinese “anomala” per le sue doti di fondo che ne fanno la mosca bianca in una squadra di sprinter.
Assenti, o quasi, le altre Cinesi potrebbero aprirsi varchi importanti per le altre: Reutter e Lee su tutte, ma anche Cho e, perché no, per la nostra Arianna Fontana. Unica gara in cui, salvo ripescaggi, le batterie saranno da sei componenti.
A Torino- doppietta per Sun-Yu Jin. Alle sue spalle la connazionale Choi e la Cinese Wang che completò il suo medagliere.

Staffetta- la Cina non può concedersi il lusso di perdere. La superiorità rispetto alle altre è schiacciante e qualsiasi esito diverso dalla vittoria sarebbe un fallimento. Molto competitivi anche i quartetti Canadese, Koreano e Statunitense nell'ordine. Quinta forza dovrebbe essere quella azzurra: il compito più arduo sarà l'approdo in finale, poi tutto potrebbe succedere. Grandi assenti le potenze dell'est euroepo Russia e Bulgaria su tutte.
A Torino- La squalifica della Cina in finale spianò la strada al successo Koreano, argento al Canada, bronzo all'Italia.

Gare Maschili

500- Il Pacific Coliseum diventerà un'arena circense per sospingere l'idolo locale Charles Hamelin verso la medaglia più pregiata. Per gli Hamelin, gente del Quebec, lo short track è un affare di famiglia: suo padre Yves è dirigente della squadra canadese, suo fratello Francois è atleta di buon livello che a Vancouver sarà della partita, la sua compagna è la già citata St-Gelais.
Ma le carte canadesi non finiscono: anche Francois Trambley metterà voce in capitolo sul discorso medaglie. A rovinare la festa ci proveranno Sung e Kwak.
Gli europei saranno rappresentati, su tutti, dal Francese Fauconnet, secondo a Turcotte, che pure non è riuscito a trovare altri mezzi diversi da quelli che valgono squalifica per fermare il nostro Nicola Rodigari ai recenti Europei, a dimostrazione del grande stato di forma dell'azzurro.
A Torino- Ohno ebbe la meglio di Tremblay e del Koreano Soo.

1000- Molta Korea, anche se non è chiaro quali saranno i tre atleti che scenderanno sul ghiaccio. Sicuri del posto Jung-Su Lee e Si-Bak Sung, che sono pure favoriti. Il terzo posto sarebbe di Yoon-Gy Kwak, portato nella trasferta Nord-Americana al posto di Ho-Suk Lee, ma il primo non ha convinto e potrebbe vedersi costretto a lasciar spazio al connazionale.
A 'sì tanta Korea cercherà di opporsi una delle leggende dello short track: Apol Anton Ohno, oltre ad entrambi i fratelli Hamelin.
A Torino- Doppietta Koreana con Hyun-So Ahn e Ho-Suk Lee. Bronzo ad Ohno.

1500- Vale quanto detto per i 1000 metri, con la differenza che, a restar fuori, dovrebbe essere Kwak. Sung sembra un gradino sopra gli altri due, ma la il margine è qui più ridotto. A far da guastafeste i soliti Hamelin e Ohno, ma occhio anche allo statunitense Travis Jayner.
A Torino- unica variante rispetto al podio dei 1000, fu la presenza del Cinese Janjun Li sul terzo gradino del podio.

Staffetta- Analogamente a quanto detto per le donne, ogni metallo diverso dall'oro sarebbe un'onta per la staffetta Koreana. I nomi delle altre non cambiano, seppur con diversa gerarchia: Canada, Stati Uniti e Cina nell'ordine. Il discorso si ripete anche nei confronti della staffetta azzurra, quinta forza. L'obiettivo è strappare il tagliando per la finale e poi giocarsi il tutto per tutto.
A Torino- Korea su Canada e Stati Uniti. Quarta l'Italia.

Marco Cinelli

1 commento:

  1. Una doverosa precisazione: in virtù del quarto posto ai trials USA, Travis Jayner non sarà al via dei 1500...

    MC

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