mercoledì 24 febbraio 2010


Doveva essere la giornata del riscatto azzurro, la gara che tutti aspettavamo da mesi, l'appuntamento clou - almeno per i nostri colori - dell'intero programma olimpico di sci alpino. Occorreva ripartire da quel maledetto 20 febbraio 2006, Sestriere, XX Giochi Olimpici, e da quell'opaca prestazione di Blardone che valse una triste 11° posizione. Sono passati quattro anni da quel gigante, quattro anni e tre giorni per l'esattezza, e il copione è identico. Stessa delusione, medesimo 11° posto. Solo i rimpianti son differenti, e questa volta sono pure maggiori: la consapevolezza di essere stati pienamente in lotta per una medaglia (4° a soli 20 centesimi dalla vetta al termine della prima manche), la certezza (o quasi) di aver perso un treno a cinque cerchi che potrebbe essere stato l'ultimo di una gloriosa carriera. Fallisce il capitano, e fallisce tutta la squadra, nessuno escluso. Male Ploner (18°), male Simoncelli (19°), male Moelgg (22°). Tutti a due secondi, o più, dalle posizioni di testa, e sogni di gloria svaniti sin dal primo intermedio della prima manche. Risultati e tempi difficili da spiegare per una squadra che, stando alle statistiche, ha dimostrato in questi anni di essere la nazione da battere, la più competitiva, la più presente. Piazzamenti come piovessero, tanti podi, qualche vittoria... belle parole che, però, sono solite sciogliersi come neve al sole quando la posta in palio ha la forma di una medaglia.

Chi, invece, non conosce nè paure nè pressioni è un giovanotto svizzero dal grande talento, e il fatto che sia soprannominato Iceman ne è chiara testionianza. Carlo Janka da Obersaxen, 23 anni, sconosciuto ai più sino al novembre 2008, o poco prima: nell'arco di soli 14 mesi vince sei gare in CdM (tra cui la storica tripletta di Beaver Creek in tre discipline differenti), ottiene altri sei podi, conquista un oro (gigante) e un bronzo (discesa) ai mondiali di Val d'Isere. Oggi l'ennesima perla di una carriera già staordinaria: miglior tempo nella prima manche, terzo parziale alla ripresa, e oro olimpico mai in discussione. Sono invece entrambe norvegesi le bandiere a far da contorno al rossocrociato in vetta al podio: argento a Kjetil Jansrud (+0.39), bronzo ad un inarrestabile Aksel Lund Svindal (+0.61), il quale riesce ad eguagliare, per numero e colore di medaglie vinte in questi Giochi, il fenomenale Bode Miller.
Ancora a bocca asciutta lo squadrone austriaco e la notizia è sorprendente. Ci hanno provato in tanti quest'oggi, praticamente tutti, ma i frutti sono i medesimi: Marcel Hirscher (4°) è beffato per soli 8 centesimi, Romed Baumann (5°) non riesce a confermare la seconda piazza conquistata dopo la prima manche, Benni Raich (6°) è costretto ad abdicare il trono olimpico del gigante conquistato a Torino quattro anni fà. Delude anche Ted Ligety (9°), leader attuale in CdM della classifica di disciplina, mentre amara è l'ultima apparizione olimpica per Didier Cuche (14°), completamente irriconoscibile sulle nevi di Whistler dopo quanto di buono messo in mostra nel mese di gennaio.

Ultima fatica al maschile prevista sabato prossimo tra i pali stretti dello slalom. Nella speranza di rivedere un Manfred Moelgg su livelli che gli competono, fiduciosi che Giuliano Razzoli possa finalmente regalare un sorriso alla spedizione azzurra. Nel frattempo ci affidiamo al gentil sesso: Karbon, Gius, Moelgg e Brignone impegnate domani in gigante, prima manche ore 19.00, seconda ore 22.15. Sperare è lecito...

Davide Collareta

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