venerdì 20 novembre 2009

Si apre il sipario della CdM di sci di fondo; si parte da Beitestolen, dove la Norvegia non è ancora artica, con due gare in tecnica libera: la 10km per le donne e la 15km per gli uomini. Gare a cronometro, così sarà anche a Vancouver. Una due-giorni di competizioni preceduta, lo scorso week-end, da un ampio programma di gare minori capaci di dare indicazioni importanti sullo stato di forma di buona parte degli interpreti del circuito.

Come galanteria impone, iniziamo dalle donne. Lo scorso anno la stagione di coppa fu dominata dalla potente Polacca Kristyna Kowalczyk, uno strapotere- il suo- frutto di una estrema regolarità: a punti in tutte le gare cui ha partecipato, solo tre volte fuori dalle dieci, e quarta nella classifica finale del Tour de Ski. Kristyna ha completato la sua strepitosa stagione salendo sul podio iridato per ben tre volte, conquistando due ori ed un bronzo ai mondiali di Liberec.
Meno regolari, ma sempre presenti nelle gare più prestigiose, le due temibili finlandesi Virpi Kuitunen e Aino-Kaisa Saarinen: la prima vincitrice del Tour de Ski, la seconda regina dei mondiali con ben quattro medaglie- di cui tre d'oro. Facile prevedere che, le Finniche, quest'anno punteranno tutto sui giochi olimpici, pur a discapito della coppa.
Dominatrice delle sprint e terza al Tour de Ski, la slovena Petra Majdic non fu in grado di appagare i suoi tifosi nell'appuntamento cruciale di Liberec, dove ad importsi fu la nostra Arianna Follis. Nelle sue prospettive la coppetta di specialità e, ovviamente, l'appuntamento a cinque cerchi, tutto sulle brevissime distanze.
Dopo una stagione orrbile- ma solo tra le donne- la formazione Norvegese sembra in grado di uscire prontamente dal tunnel. Su tutte, due nomi: Marit Bjorgen e Therese Johaug. La prima è chiamata ad una rinascita che pare possibile, e il doppio successo nelle gare fis dei giorni scorsi sembrano esserne una prova schiacciante. La seconda, appena ventunenne, è chiamata ad una ulteriore crescita dopo la scorsa- brillantissima- stagione culminata con il secondo posto nella 25km di Falun: per la serie "ne sentiremo parlare".

Infine le nostre, con Arianna Follis e Marianna Longa a guidare una pattuglia ridotta nei numeri ma dalle ampie prospettive. Dalle sprint alle lunghe distanze, dal pattinato alla tecnica classica, le nostre due atlete di punta possono ambire a piazzamenti di prestigio in qualsiasi gara. L'aostana è forse, delle due, quella in grado di offrire l'exploit che ti aspetti poco o nulla. L'altra- la "mamma" del fondo azzurro- fa invece della regolarità la sua arma migliore, come comprovato dal terzo posto nel ranking della federazione internazionale (la Follis è settima). Entrambe ci regaleranno grandi soddisfazioni. A completare il quadro le solite Valbusa, Confortola e Genuin, tutte in competizione per i posti liberi della staffetta, cui si aggiunge la giovane Silvia Rupil che si spera essere la sopresa di stagione.

Ad imporsi nella coppa maschile, lo scorso anno, fu la rivelazione elvetica Dario Cologna. Il suo trionfo fu figlio soprattutto della vittoria nella classifica finale del Tour de Ski. Lo svizzero infatti, dopo una prima parte di stagione entusiasmante, ha dovuto lasciar spazio agli altri. Eclissatosi nelle prove iridate, il ventitreenne di origine italiane ha poi avuto la capacità di riprendersi- imponendosi nelle finali di Falun- e di conquistare la sua prima sfera di cristallo bruciando il coetaneo Petter Northug. A quest'ultimo spetta comunque il titolo di atleta dell'anno: ai secondi posti nel Tour de Ski e nella coppa del Mondo, il norvegese è stato in grado di affiancare ben tre ori mondiali- uno in staffetta- dominando largamente le mass start. Sicuro interprete del fondo moderno, è indubbiamente il più versatile tra i big di coppa.
Più selettivo è il darsi sulla neve di Ola Vigen Hattestad, autentico cannibale delle gare sprint. Ben sei i suoi successi nella scorsa CdM su otto gare disputate, ovviamente primo nella gara di Liberec, l'unica preoccupazione per il norvegese è come una sua non-vittoria sia arrivata sulle nevi- che saranno olimpiche- di Vancouver.
Poi i soliti noti: i teschi Sommerfeldt e Teichman, il francese Vittoz, il ceco Bauer, chiamato ad una rivincita dopo l'anno buio, il finlandese Jauhojaervi nell'alternato, e il norvegese Hetland nelle sprint. Tra i nomi nuovi potrebbe spuntare quello del venticinquenne norvegese Martin Johnsrud Sundby, ottimo interprete delle gare in alternato e già a podio in diverse tappe del Tour de Ski, è forse giunto all'anno della definitiva consacrazione.

All'appello mancano solo gli azzurri: Pietro Piller Cottrer, Giorgio di Centa e Renato Pasini su tutti. Lo scorso anno, pur mancando un autentico acuto, è giunto per i nostri colori un risultato storico: la coppetta di specialità nelle gare di distanza vinta da Piller Cottrer, cui ha fatto il pari il secondo posto in quella sprint di Pasini. Risultati che dimostrano come la nostra compagine non abbia limiti, almeno nel passo skating. Vero tallone d'achille della nostra squadra, e zavorra notevole per la gara di staffetta, è infatti la storica inconsistenza nel passo alternato. Ma, quando la tecnica sarà libera, i nostri potranno dire la loro ad alta voce in ogni gara, e non solo con i tre già citati: Roland Clara, Valerio Checchi, Fabio Santus, David Hofer e Fabio Pasini sono seconde linee in grado di puntare in alto e di far spiccare una staffetta che da tantissimo tempo non scende dal podio olimpico.

Marco Cinelli

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