
Terza piazza per un Carlo Janka sempre più costantemente tra i primissimi e candidato al ruolo di pericoloso outsider nella corsa al coppone. Ma nel sabato di fuoco della squadra elvetica non si può non sottolineare anche il quinto posto dell'eterno Ambrosi Hoffmann, nonchè il ritorno nella top ten di Tobias Grunenfelder. E il mix esplosivo tra diverse generazioni appare ancor più sorprendente se si guarda alle prestazioni dei giovani Kueng (11') o Feuz (19'). Loro a Vancouver non ci saranno di certo, ma l'ingombrante e futura eredità del dopo-Cuche sembra affidata a buone mani.
Sulla 'Mens Olympic Downhill' deludono big di primissimo livello come Svindal e Buechel (entrambi fuori dalla zona punti riservata ai primi trenta), e prestazioni opache anche per Kroell (14') Defago (16') e Guay (21'). Sorprende, invece, il settimo posto di nonno Jaerbyn (40 anni), partito con pettorale 55 e abilissimo a sfruttare le proprie doti consolidate di ottimo scivolatore.
La prestazione della nazionale azzurra - a prescindere dalla perla di Heel - non è certo confortante e, oggettivamente, il problema non è certo la gara sbagliata di Innerhofer o un Staudacher spesso sottotono. Ciò che preoccupa realmente è il buio totale che circonda il solito quartetto (diventato trio dopo l'infortunio di Fill): Thanei stenta a far punti e Paris è l'unico giovane di talento lanciato in CdM. Intorno il nulla, e il fatto che la nostra spedizione nordamericana consti di soli cinque elementi è chiaro sintomo delle difficoltà odierne.
Tuttavia, con un occhio rivolto alla Svizzera, ci godiamo le perle dei nostri sparuti alfieri.
davide collareta
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