domenica 24 gennaio 2010


Il vecchio leone è tornato. Non che fosse andato chissà dove, non che un'astinenza da vittoria durata neanche due mesi fosse insoportabile o potesse far notizia, ma la stagione di Didier Cuche sembrava aver preso una piega non proprio piacevole. Favori del pronostico d'inizio stagione rispettati in avvio: vittoria a Solden in gigante, vittoria a Lake Louise in discesa, secondo a Beaver Creek. Poi il ritorno in Europa e la strada diventa irta: frattura di una costa in Val d'Isere, i podi diventano un miraggio, e la sua figura viene oscurata da quella del connazionale Carlo Janka, l'Iceman elvetico con ben 12 primavere in meno sulla carta d'identità. Il leone comunque è tornato, e il ruggito è in grande stile: doppietta a casa del nemico austriaco, località Kitzbuhel, pendio dell'Hanhenkamm, pista Streif. Semplicemente lo Sci, con iniziale rigorosamente maiuscola. E' evento internazionale con mezzo mondo in collegamento, è evento nazionale per un Paese che respira neve, capace di presentare al parterre 50mila tifosi in giorno feriale. Tutti zittiti dalla prova del leone in superg, e muti rimarranno anche al termine della discesa del giorno seguente.

Il superg che apre la 3-giorni di gare sulla Streif è quanto mai tirato e combattuto, e i distacchi finali lo dimostrano. Sull'Hausbergkante - negli ultimi venti secondi di gara - Didier Cuche costruisce il proprio capolavoro, Michael Walchhofer (2°) invece vanifica quanto di buono fatto in precedenza accusando oltre mezzo secondo dal vincitore: la chiave della gara è qui, con il cronometro dell'austriaco a recitare impietoso +0.28 di ritardo. Anche il terzo gradino del podio parla austriaco, e il nome è quello di Georg Streitberger, miglior risultato stagionale, secondo di sempre, e ritorno sul podio atteso un paio di stagioni. Si conferma a livelli altissimi lo sloveno Jerman (4°), mentre graditi sono i ritorni di Guay (5°) e Reichelt (8°), ottimi interpreti della disciplina nella penombra da troppo tempo. Deludono invece favoriti del calibro di Defago (13°) e Miller (17°), nonchè i due contendenti principali alla vittoria del coppone, ossia Janka (19°) e Raich (27°). Malissimo i nostri alfieri: Heel (21°) e Innerhofer (27°) sono gli unici in grado di racimolare qualche punto, più attardati Pieruz, Thanei e Paris, addirittura ritirato Staudacher.

La trama della discesa è simile, ma questa volta per i padroni di casa il fallimento è totale: passi non vincere - anche se ormai l'ultimo successo casalingo risale al 2006 - ma non riuscire a piazzare neanche un atleta sul podio è evento quanto mai raro. Ci ha provato l'estroso Mario Scheiber (4°), ma per riuscire nell'impresa occorreva fare i conti con un paio di nomi che sicuramente non comparivano nei taccuini austriaci del parterre alla voce favoriti.
Il primo nome è quello dello sloveno Andrej Sporn, 28enne di Kranjska con un discreto passato, neanche troppo recente, solo nell'ibrida disciplina della supercombinata: zero vittorie, zero podi, nessun piazzamento nei dieci in discesa. E pensare che sulla Streif stava per scrivere una delle pagine più incredibili della storia di questo sport: pettorale numero 7, parziali da record su Mausefalle e Steilhang, bene anche nel tratto finale. Provvisoriamente al comando, sicuramente la gara della vita, ma bisogna attendere almeno una ventina di atleti. Eppure i big finiscono dietro: Svindal (5°) è veloce ma non basta, Miller (9°) e Janka (11°) accusano quasi un secondo, Walchhofer non termina neppure la gara, Jerman e Guay sembrano irriconoscibili rispetto al giorno precedente. Finiscono tutti dietro, tutti tranne uno: Didier Cuche, pettorale numero 20, il leone è tornato e bissa il successo. I sogni di gloria di Sporn svaniscono all'improvviso, la pagina di storia è meno epica, ma la giornata dello sloveno è da raccontare ai nipotini.
Il terzo gradino del podio di tinge di azzurro e il nome è quello di Werner Heel: sorpresa relativa per un campione abituato a bazzicare nelle parti alti delle classifiche di velocità, risultato comunque sorpredente considerando il recente infortunio e un feeling storicamente non proprio idilliaco con la mitica Streif. Eppure un Hausbergkante pennellato in maniera divina vale il terzo posto, e le velocità registrate sulla Streif sono tra le più alte in assoluto: i riscontri pro-Vancouver sono quanto mai positivi, tanto in conduzione quanto in scorrevolezza. Delude invece il resto della spedizione azzurra nonostante le prove incoraggianti di Thanei (21°) e Paris (25°): Staudacher (40°) sembra aver perso brillantezza dopo i podi pre-natalizi, Innerhofer (37°) continua ad arrancare e appare distante anni luce dai livelli della scorsa stagione.

Domani giornata cruciale in chiave CdM: slalom speciale valido anche per la combinata classica tenendo conto dei tempi odierni in discesa. E in quest'ottica stupiscono i risultati messi a referto oggi da chi con l'alta velocità non ha grande feeling: Ivica Kostelic (7°) ottiene il miglior risultato in carriera nella discesa più difficile del circus, stesso discorso per il connazionale Natko Zrncic-Dim (10°), e positiva è pure la prestazione di Silvan Zurbriggen (17°). La lotta per la vittoria in combinata dovrebbe essere dunque limitata a questi tre nomi, con Miller, Janka e Svindal relegati al ruolo di outsider di lusso. Più attardati, e ormai fuori dai giochi, Raich, Ligety e Lizeroux. 200 punti a disposizione in una sola mattinata, per chi vuol fuggire e per chi è costretto a inseguire.

Davide Collareta

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