lunedì 18 gennaio 2010


Discesa di Wengen, pendio dell'Eiger, tracciato del Lauberhorn: croce e delizia di ogni discesista, semplice estasi per ogni spettatore. 4455 metri di lunghezza, 1025 metri di dislivello, 160 km/h la velocità più elevata, pendenze massime al 93%, un muro. Record di lunghezza, record di pendenza, record di spettacolarità, roba da far impallidire anche la Streif di Kitzbuhel. Chi vince entra nella storia.

E nella storia, a partire da quest'anno, rimarrà anche il nome di Carlo Janka: sesta vittoria in carriera, quarta stagionale, seconda in discesa dopo quella ottenuta sulla Birds of prey di Beaver Creek. Non male per un ragazzo di soli 23 anni, il massimo per un ragazzo svizzero che da ben 23 anni sogna di vincere proprio lì. La gara dell'elvetico è magistrale: 2 minuti di assoluta perfezione, seppur seguiti da qualche piccola sbavatura nell'ultimo tratto, e vittoria finale tanto meritata quanto netta. I connazionali di grande esperienza finiscono relegati a quasi un secondo, se non più: è il caso di Defago (7° a +1.38), vincitore dello scorso anno, o di capitan Cuche (5° a +0.86), uno che in carriera di discese ne ha vinte ben cinque, mai a Wengen. L'insidia maggiore per Janka porta il nome, ormai consueto per gli appassionati di questo sport, del canadese Manuel Osborne-Paradise (2°), cosiccome non deve certo sorprendere l'improvviso ritorno sul podio del veterano Marco Buechel (3°), esperienza da vendere dall'alto delle 38 primavere e tenuta fisica pazzesca già dimostrata in tempi recenti. Perdere il podio per un solo centesimo di secondo brucia sempre, perderlo su un tracciato come quello del Lauberhorn la cui durata si aggira sui 2 minuti e mezzo brucia ancor più: dovrebbe saperne qualcosa Werner Heel (4°), autore di una prova che definire maiuscola è riduttivo, autore di una prova che assume contorni epici se pensiamo che si tratta del ritorno in gara dopo la pausa forzata seguita all'infortunio patito sulla Saslong. E discorso identico potrebbe farsi per Peter Fill (8°), primissima gara in stagione e pettorale non proprio benevolo, protagonista di una discesa magistrale con tanto di secondo miglior crono sul muro finale, il tutto a testimonianza dell'ottima condizione fisica del carabiniere di Castelrotto. Decisamente più attardato Innerhofer (17° seppur con qualche buon intermedio), mentre è da dimenticare la giornata di Staudacher (33° a oltre 4 secondi di ritardo e mai in gara). Data da ricordare per il giovanissimo Dominik Paris (22° e ottimo nella parte finale) e discreta gara anche per Stefan Thanei (24°).
Tra i vari protagonisti della vigilia i veri delusi sono gli austriaci: Kroell (9°) risulta il migliore, Walchhofer (16°) viene indebolito da un virus intestinale, idem Streitberger (10°) e Baumann (fermatosi a metà tracciato), malissimo Grugger (29°) e Scheiber (30°). Qualche rammarico di troppo per Bode Miller costretto al ritiro a un paio di porte dal traguardo: i tempi dell'americano all'ultimo intermedio erano migliori di quelli di Osborne, un posto sul podio sembrava scontato.

Un paio di giorni di riposo e mercoledì si riparte con le prove cronometrate a Kitzbuhel.. dopo il Lauberhorn si replica con la Streif, il top del circus nell'arco di una sola settimana. Nella speranza che il bollettino di guerra non sia neanche minimamente paragonabile a quello delle recenti edizioni. Quest'anno, per carità, abbiamo già visto abbastanza.

Davide Collareta

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