sabato 20 febbraio 2010


Ci si aspettava una reazione azzurra dopo il grigiore in discesa, e così è stato. La medaglia non è arrivata, questo no, ma gli applausi sono doverosi: 4° Werner Heel, 6° Cristof Innerhofer, 7° Patrick Staudacher, per una prestazione complessiva da spellarsi le mani. Il problema è che, guardando i distacchi finali, quelle stesse mani verrebbe pure da mangiarsele: sono solo 2 i centesimi di ritardo dal podio per uno straordinario Heel il quale, neanche dovesse giustificarsi di chissà quale atrocità, dichiara costernato al parterre 'mi dispiace, scusatemi'. Per non parlare del +0.08 registrato da Innerhofer, autore di una gara maiuscola ma condizionata da due sbavature nella parte alta del tracciato che avrebbero potuto portarlo chissà a quali latitudini, o del +0.09 messo a referto da un ottimo Staudacher a caccia di conferme nella disciplina che lo vide trionfare ai Mondiali di Are nel 2007. Prestazioni che in Coppa del Mondo avrebbero un sapore ben differente, risultati che, ahimè, nella rassegna olimpica valgono nulla o poco più. No medaglia no party ma tant'è, chapeau azzurri!

Vince il norvegese Aksel Lund Svindal e la vittoria è tanto netta quanto meritata. Non che 3 decimi di secondo siano un'enormità , tutt'altro, ma in una gara giocata sui centesimi come quella odierna il solco appare notevole. Partenza in sordina, accelerazione impressionante nella parte centrale, velocità di punta superiore di circa 10 km/h rispetto agli aversari, e primo oro olimpico per un campione che abituato a vincere lo è da tempo: 13 successi in CdM, 2 copponi generali, 4 coppette di specialità, 3 ori mondiali e altre due medaglie iridate. Qualche giorno fà è arrivato il primo argento olimpico in discesa, oggi la consacrazione: mancherebbe giusto un bronzo per chiudere il cerchio di una carriera pazzesca, ma è probabile che in supercombinata e gigante le mire del fenomeno di Kjeller siano ben altre.
E' invece una medaglia a due volti l'argento conquistato da Bode Miller: dolcissima per un atleta che, sino a un mese fà se non meno, veniva etichettato come bollito, amara per uno dei più grandi protagonisti della storia di questo sport il quale, molto probabilmente, vede sfumare l'ultima opportunità di conquistare la medaglia più ambita. Rimane giusto la supercombinata di domenica e, dopo il bronzo e l'argento conquistati in apertura, è pur lecito aspettarsi di tutto da Crazy Bode.
A chiudere il discorso medaglia, quei maledettissimi 2 centesimi costati a Werner Heel un posto sul podio hanno un nome e un cognome, ossia Andrew Weibrecht, 24enne statunitense con all'attivo solo un decimo posto in CdM come miglior risultato in carriera e tanti piazzamenti nelle retrovie. Eppure, seconda metà di tracciato corsa in maniera divina e bronzo finale che definire insperato appare riduttivo: semplicemente la gara della vita all'appuntamento della vita.
Tra i nemici del cronometro occorre annoverare anche il canadese Eric Guay, quinto a un solo centesimo da Heel, ovvero tre dal bronzo di Weibrecht. Deludono invece grandi favoriti come Cuche (10°) e Walchhofer (21°), destinati a chiudere gloriose carriere senza ori olimpici, e delude pure la stellina elvetica Carlo Janka (8°) il quale, alla prima rassegna a cinque cerchi, non riesce a replicare le mirabilie evidenziate in CdM nell'ultimo biennio.

Si torna in pista domenica con la supercombinata: discesa ore 18,30, slalom ore 21,30. Poche le chanches azzurre, in attesa, statene certi, di recitare ruoli da primedonne nella seconda settimana olimpica.

Davide Collareta

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