domenica 21 febbraio 2010


Semplicemente il super-g che non ti aspetti. Gara tiratissima, tracciato insidioso, podio a sorpresa. Alla fine la spunta l'austriaca Andrea Fischbacher e la vittoria è netta: sono 49 i centesimi di ritardo accusati dalla slovena Tina Maze (argento), addirittura 74 quelli della regina Lindsey Vonn (bronzo).

La difficoltà del super-g sono note a tutti: disciplina ibrida che attinge tanto alla velocità della discesa quanto agli angoli del gigante, e nessuna possibilità per gli atleti di cimentarsi sul tracciato nei giorni precedenti. Solo una semplice ricognizione poco prima del via, per studiare le traiettorie migliori, per carpire i segreti di una pista su cui sfrecciare a 100 km/h poche ore dopo. Il tracciatore autriaco Juergen Kriechbaum si mette d'impegno e dissemina il tracciato di insidie, tante, anche troppe. Cambi di traiettoria dopo i dossi da affrontare in volo, angoli stretti che sembrano quasi stridere con le velocità elevate, in poche parole vince chi sbaglia meno.
Apre le danze Julia Mancuso (9° al termine) ma la protagonista del momento, bi-medagliata olimpica nell'arco di sole 24 ore, viene tradita dal cambio di rotta sulla parabolica a metà discesa. Eppure il suo tempo resiste per una decina di pettorali: fuori Brydon, Kamer, Marchand, Ferk, Schmidhofer e Rebensburg. Una sorta di mattanza cui pone fine soltanto Maria Riesch (8°) con una discesa regolare senza eccessivi rischi: prima posizione provvisoria ma big di disciplina ancora al cancelletto di partenza. Parte malissimo Lizzie Goergl (5°), la quale litiga con un bastoncino in fase di spinta, ma il finale in progressione le consente di scavalcare la tedesca: gioia che dura però un minuto e mezzo, poco meno, trovando un ostacolo invalicabile nella consueta superiorità di WonderWoman Lindsey Vonn, abile nel costruire nella parte alta del tracciato il distacco sufficiente a tener dietro l'austriaca.
E quando tutto appare scritto e scontato, spunta l'incognita che non ti aspetti, quella in grado di modificare l'esito di un appuntamento atteso quattro anni: il sole si alza sopra le cime di Whistler e la luce fa capolino su una pista olimpica rimasta sino a quel momento nella fastidiosa penombra. Dossi e avallamenti messi in risalto, neve resa forse un pochino più veloce: ne aproffittano immediatamente Andrea Fischbacher e Tina Maze, alla conquista dei due metalli più preziosi, mentre l'impresa non riesce ad un'affaticata Anja Paerson (11°), costretta a cedere il passo nella parte finale dopo i buoni parziali in avvio.
L'occasione è ghiotta e nella mischia provano a tuffarsi pure le azzurre, cui il sorteggio ha regalato favorevoli pettorali alti. Ma il miracolo rimane incompiuto, soltanto sfiorato, e podio che viene negato per soli 11 maledettissimi centesimi. E' questo il responso del cronometro all'arrivo al traguardo di Johanna Schnarf (4°), 25 enne di Bressanone al miglior risultato in carriera, pura combinatista con nessun piazzamento di rilievo in discesa e super-g. Si sarebbe trattato della prima medaglia nello sci alpino, l'unica nelle discipline veloci, e la notizia è paradossale se pensiamo che Johanna, senza l'infortunio di Nadia Fanchini, a Vancouver non avrebbe dovuto neppure esserci. Ottima prova per Lucia Recchia (7°), parziale delusione per Elena Fanchini (14°) e Daniela Merighetti (alla terza caduta nelle tre gare disputate).

Appuntamento a domani con la supercombinata maschile, ragazze che torneranno invece in pista nel gigante di mercoledì. Nella speranza che il legno diventi metallo, fiduciosi che il cronometro voglia diventare nostro amico.

Davide Collareta

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